La conferenza di sabato 8
gennaio 2011,
organizzata dal Comune di Pettorano sul Gizio, è stata l'occasione per piacevoli scoperte. Nel suo
intervento Pasquale Orsini, assessore alla cultura, ha
rivelato ai presenti notizie sconosciute ai più.
La prima.
Un giovane
garibaldino pettoranese, Diomede D'Alesio (o Di
Alesio), è morto nella battaglia di Mentana a soli 18
anni. Dai registri anagrafici del Comune di Pettorano risulta che
Diomede Sebastiano Di Alesio (questo il nome completo) era nato il 19
gennaio 1849 da Crescenzo e Vincenza Ciccolella. Non esiste un atto di
morte, ma nel foglio di famiglia è stato annotato "morto nella
battaglia di Mentana". Gli atti del comune trovano conferma
nell'elenco dei caduti nella battaglia di Mentana, dove ritroviamo D'Alesio
Diomede. Il sito Monumento
di Mentana, lo testimonia. Un'altra testimonianza la troviamo nei libri
"Diario
dei martiri italiani dal 1176 al 1870" di Gabriele Fantoni, "Garibaldi
dal 1860 al 1879" di F. Bedeschini, "Mentana
e il suo monumento" di A. Pinci.
..
Per adesso non ci sono altre informazioni sulla
vicenda di questo giovanissimo pettoranese che a soli 18 anni decide di
andare con i garibaldini per dare all'Italia unita anche Roma e mettere fine
al potere temporale della Chiesa. In quell'epoca centinaia di carbonai e
taglialegna pettoranesi emigravano stagionalmente nell'Agro
Romano. Era uno di loro? Era partito insieme agli altri
garibaldini abruzzesi? E come aveva maturato le sue convinzioni?
Probabilmente non lo sapremo mai.
..
Dalle scarne notizie che abbiamo, sappiamo che
abitava a san Giovanni, vicino alla casa di Pietro de Stephanis
e a me piace pensare che questo giovanotto si sia, a suo modo, nutrito delle
idee del notaio pettoranese, illuminista e liberale, antiborbonico e
antipapalino, che solo due anni prima della battaglia di Mentana faceva
approvare un ordine del giorno dal consiglio comunale per l'abolizione della
pena di morte e l'abolizione delle congreghe religiose.
..
Non esiste alcuna prova di quello
che dico, ma mi piace pensare questo. Una cosa è certa:
Diomede D'Alesio ha vissuto quella "favola bella - come ha scritto Lucio
Villari nel suo bel libro 'bella e perduta' - di
un tempo non lontano, quando i protagonisti erano quasi tutti
giovani, come i personaggi appassionati e avventurosi di Ariosto,
di Tasso". E, ancora Villari, sostiene che "il
Risorgimento, come lo fu la rivoluzione francese, è stata opera di
giovani e che a loro si deve se l'Italia, dopo secoli di servitù, di
speranze inutili, di indifferenza e di disillusioni, ha cominciato a non
aver paura della libertà".
..
La seconda. Grazie a una
sollecitazione del generale Raffaele Suffoletta, abbiamo appreso e
verificato che la moglie di Salvatore
Tommasi (Roccaraso 1813 - Napoli 1888) era pettoranese. Si
chiamava Emilia Organtini ed era figlia di Francesco
Saverio Organtini e Margarita Bonitatibus.
Francesco Saverio Organtini, era un ingegnere napoletano, che ci
ha lasciato una guida topografica dell'Abruzzo e Molise. La signora
Margarita Bonitatibus, come vedremo ,non era solo una moglie. Di
Salvatore Tommasi sicuramente non devo parlare io. E' stato un grande
personaggio sia come patriota e uomo politico che come uomo di scienza.
.
Fortuna ha voluto che Pasquale Orsini abbia
recuperato un bell'articolo di Antonio De Nino,
pubblicato sulla rivista Nuova
Antologia del 1905, dedicato a "Salvatore Tommasi nella
corrispondenza famigliare". De Nino vi riporta alcune lettere
che Emilia Organtini, Margherita Bonitatibus e lo stesso Tommasi
scrivevano a Pietro De Stephanis. Nelle lettere si parla
dell'arresto di Salvatore Tommasi e ci sono molti commenti e
considerazioni sulle vicende di quegli anni.
..
Le lettere aiutano a definire sempre meglio anche il profilo di De
Stephanis. Appena dopo la liberazione Tommasi scrive: "Ieri l'altro fui
finalmente liberato, dopo cinque mesi di durissima prigionia. Io mi affretto
a darvi questa notizia, perché sono persuaso che voi siete tra i pochissimi
che abbiano avuto a cuore la mia sventura".
..
Vi consiglio di leggere l'articolo di Antonio De Nino che adesso potete
trovare sul sito
dell'Associazione culturale Pietro De Stephanis. Tra l'altro, scoprirete
che alla fine De Nino scrive: " Margherita vedova Organtini, e suocera
di Salvatore Tommasi, morì circa un paio di mesi dopo d'avere scritta
l'ultima surriferita lettera (1863) all'amico De Stephanis. Come donna di
liberi sensi merita un ricordo storico e non poca lode".
Con altrettanta lode ho voluto ricordare i personaggi citati e mi auguro che
nel corso dell'anno, per le celebrazioni dell'Unità d'Italia, troveremo il
modo per ricordarli ancora con altre iniziative.
...
PS
Fulvio D'Amore, nella sua conferenza, ci ha anticipato che nel libro che sta
pubblicando si parlerà di un altro garibaldino pettoranese, Vincenzo
Orsini, che ha partecipato alla campagna dell'Agro Romano.
Lo stesso Vincenzo Orsini è citato nel libro di Panfilo
Monaco ("Pettorano Sul Gizio - nella corona radiosa dei
Cantelmo"), come appartenente alla squadra reclutata dal capitano Onia
Ortensi di Pratola Peligna. Alla stessa squadra secondo Panfilo
Monaco appartenevano anche altri pettoranesi: Giacomo Bonitatibus,
Cosimo Clerichetta e Domenico D'Alesio (si
tratta evidentemente di Diomede D'Alesio). Di Cosimo
Clerichetta, sulmonese di nascita, ma pettoranese di adozione, nel libro è
riportata l'iscrizione della lapide marmorea apposta sulla tomba al cimitero
vecchio:
..
COSIMO CLERICHETTA
SULMONESE
POVERO ED ONESTO OPERAIO
CHE AMO' IL LAVORO E LA PATRIA
PUGNANDO PER ESSA
A CIVITELLA DEL TRONTO E A MENTANA
I SUOI COMPAGNI D'ARMI
POSERO QUESTA MEMORIA
Settembre MDCCCLXXXIV
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