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Flora
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Sono
state censite circa 1200 piante superiori, singole e associate. La foresta
è la dominatrice assoluta: ricopre un territorio di quasi 21 000 ettari,
circa il 70% dell’intera superficie protetta. Ma, in generale, nel
comprensorio del Parco possono distinguersi tre grandi areali di
distribuzione della specie: quello che va dai bassipiani alle quote
800-1000 m; quello che raggiunge i 1900 m di quota; infine, i vertici
montuosi, picchi, linee di cresta, pianure cacuminali. << Ma è più
in alto nel vero e proprio orizzonte montano, che l’antica selva
s’impone in tutta la sua solennità, dominata anche qui come nella
maggior parte della montagna appenninica dal faggio, che però nel Parco
Nazionale assume una maestosità unica e inconfondibile e manifesta una
plasticità d’aspetti imprevedibili: colossi tozzi e plurisecolari, con
la chioma espansa a candelabro alla Difesa di Pescasseroli; fusti
altissimi e diritti come ceri lungo la strada di Forca d’Acero;
alternarsi di giovani e decrepiti esemplari, talvolta d’oltre mezzo
millennio d’età e talaltra emergenti dalla dura roccia e con radici e
pietra confuse in unico intrico, in formazione mai alterate da mano umana
in
Val
Fondillo>> (F.Tassi - F.Pratesi, op.cit).
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Se
nella foresta abruzzese dominatore è il faggio, molte altre specie si
accompagnano ad esso e rendono varia e ricca la natura arborea: l’acero di
monte, il frassino, il sorbo di montagna, con il tasso presente a colonie.
Significativa una varietà di pino, il pino nero di Villetta Barrea, che da
questa località prende nome per una presenza consistente ed in espansione.
Al di sopra dei 1900 m, il pino mugo, presente in boscaglie, e al di là del
confine che segna la patria della vegetazione arborea, cespugli ed arbusti
che combattono per la sopravvivenza in un ambiente per altre specie
inospitale. Scrive il Tassi: << Praterie di altitudine a sesleria e
carice costituiscono una zolla esile e delicata, capace, malgrado tutto, di
stabilizzare le pendici dei monti, mentre la festuca violacea forma un denso
tappeto erboso nei pascoli elevati>>. Alle quote più basse, il
carpino, bianco e nero, il cerro, l’acero minore e campestre, ancora il
frassino, il pioppo, l’orniello si insediano nelle aree interne e in
quelle di ripa, mentre quelle più esposte
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al
sole ospitano leccio e roverella.La vegetazione floreale espone dalla
primavera ricchezza di forme e di colori, ma anche alcune singolarità: il
giaggiolo del Parco, per esempio (che assume anche il nome di giaggiolo
morsicano), dal forte colore viola; la “ scarpetta di Venere” (o anche
“pianella della Madonna”), un orchidea bella e rara, soggetta a
particolare protezione; l’epigogio, altra rara orchidea dalle dimensioni
ridotte, ubicata nella Camosciara ma anche in altre zone (è un fiore che si
manifesta solo a intervalli lunghissimi, anche di anni); e poi l’anemone
alpina, il giglio martagone, il giglio rosso,
l’aquilegia, l’Iris marsica. Un corteggio di piante “minori”
(pungitopo, muschi, licheni) accompagna la splendida primavera abruzzese, o
sottolinea il verde perenne del Parco.
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Una curiosità che è anche un positivo segno del rapporto tra
insediamento e natura: ognuno dei paesi del Parco ha scelto un fiore come
propria mascotte: Pescasseroli, il giaggiolo morsicano; Opi, la
viola di Eugenia; Villetta Barrea, l’elegante “scarpetta
di Venere”; Civitella Alfedena, l’anemone alpina; Barrea, il
forte croco che “buca la neve”; Alfedena, l’umile e splendente
papavero appenninico; Villavallelonga, il giglio rosso; Gioia dei Marsi,
la rosa selvatica; Bisegna, la genziana appenninica; Scanno, l’elegante
peonia; Alvito, il semplice garofano; Campoli Appennino, la ginestra; San
Donato Val di Comino, il narciso selvatico; Picinisco, l’aquilegia; San
Biagio Saracinisco, il panace; Settefrati, il giglio martagone; Pizzone,
per concludere, il timido ciclamino.
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