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LE NECROPOLI di Anversa/"Cava della rena" e di "Coccitelle"

La valle del Sagittario è solcata dallo scorrere dell'acqua e del tempo: Scanno, Villalago, Castrovalva, Anversa e Cocullo conservano le tracce di eventi millenari, di uomini che nei secoli hanno impresso nel paesaggio la loro presenza. L’evidenza e la diffusione di reperti e strutture antiche si fanno più consistenti a partire dal IV sec.a.C., quando le popolazioni italiche, peligne nel nostro caso, entrano in contatto con la potenza romana. Le necropoli documentano indirettamente, con la loro diffusa presenza nel territorio, l'assetto sparso dei villaggi, posti a diretto contatto con i campi coltivati. Una necropoli indagata recentemente si estende sul declivio di fronte al moderno cimitero, lungo la strada che da Anversa conduce a Cocullo. 

La collina, ora coltivata a uliveto, si protende sul paesaggio della stretta e profonda valle, conservando una memoria profonda, più di quella umana. Oltre duemila anni fa, uomini e donne seppellirono i loro cari, secondo riti e consuetudini che il tempo ha offuscato. Il nome del posto resta a segnarne il carattere: la denominazione "Coccitelle" riassume la lunga esperienza dei contadini nello scoprire i resti umani sepolti. Nel 1996, l'indagine archeologica, preventiva alla realizzazione di una galleria, ha consentito il recupero di 50 tombe del tipo "a lastroni", realizzate cioè con lastre di pietra che costituiscono i lati della cassa e la copertura. Lo scavo ha risparmiato gli ulivi presenti nell'arca, che quindi ancora si sovrappongono a parte della necropoli. Proprio i lavori agricoli, intensi soprattutto negli anni '20, hanno interessato gli strati superficiali del sito, causando a volte la rimozione delle lastre di copertura o il cedimento degli elementi lapidei della cassa sull'inumato. Lo stato di conservazione della maggior parte delle sepolture è comunque buono, ed è possibile documentare l'ampliamento dello spazio sacro dalla zona più a monte, dove sono riconoscibili le tombe più antiche, ascrivibili al IV-III sec.a.C., fino all’area in pendio, dove i corredi funerari risultano databili al II-I sec.a.C. 

La distribuzione delle inumazioni è piuttosto uniforme, con concentrazioni significative da porre in relazione forse a gruppi gentilizi. Nella maggior parte dei casi il corredo funerario, deposto nella tomba insieme al defunto secondo i riti legati alla fede nella vita dopo la morte, appare standardizzato. Sui lastroni di copertura delle deposizioni maschili sono state rinvenute punte di lancia o di giavellotto, mentre all'interno venivano deposte la daga o la spada. Il corredo risulta generalmente composto da un'anforetta collocata nel pressi della testa, da una ciotola all'altezza del bacino e da un'olla, contenente una brocchetta miniaturistica, interrata lungo il lato destro dell'inumato, in parte al di sotto dei lastroni appositamente tagliati per permetterne l'inserimento. Le tombe più ricche tra quelle finora scavate risultano attribuite a donne di un rango elevato: alcune sepolture femminili hanno infatti restituito un ricco corredo di oggetti personali di pregio.

                                                                                        Un momento dello scavo nella "Cava della rena"

Tomba n°3 e n°7 - Il corredo funebre -  "Cava della rena"

Tomba n.3: zona cranica

rinvenimento delle lamine di piombo con iscrizione

I materiali rinvenuti ad Anversa - Coccitelle trovano precisi confronti locali con gli oggetti di corredo funerario documentati nelle necropoli di Casale di Cocullo e di Vallelarga tra Sulmona e Pettorano. Tali reperti collocano il sito indagato, con aperture significative ad influssi celtici, nel più vasto raggio dei commerci e dei contatti culturali fiorenti tra IV e II sec.a.C. nell'area centro-italica, ampliando gli spazi di questo territorio montano interno fino all'orizzonte ellenistico.

L'iscrizione etrusca sinistrofedica

     Testo di Rosanna Tuteri

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