Peligni Illustri

Gino Marinacci

Breve Curriculum del jazzista 

Nativo di Raiano (AQ) il 24 agosto 1926, a soli sei anni fece la sua prima uscita trionfale con il clarinetto piccolo nella banda di Cittaducale diretta dal padre Umberto. Iniziò gli studi musicali presso il Collegio di Musica della Gioventù Italiana sezione del Conservatorio S.Cecilia in Roma , la cui direzione era presieduta dall'illustre M^ Antonio VERRETTI. Quale alunno interno  conseguì tutte le licenze per le materie complementari per poi specializzarsi nei corsi regolari della scuola di clarinetto ed in quella dei Saxofoni: Soprano, Alto, Tenore e Baritono. Appena iniziata la carriera di Professore d'orchestra, fu esecutore in rinomate orchestre ; in breve tempo si qualificò professionista di prim'ordine, mettendo in spiccato rilievo eccezionali doti musicali; affermandosi interprete scrupoloso e solista impeccabile. 

 Partecipò come sax baritono in numerose manifestazioni d'arte con le Orchestre Sinfoniche della Radio Televisione Italiana e in quelle ritmo Sinfoniche della R.C.A. Italiana per le incisioni discografiche dirette da noti maestri: Ferruccio Scaglia, Franco Ferrara, Ettore Gracis, Pietro Argento, Bruno Maderna, Ennio Morricone, Gino Marinuzzi  jun, Daniele Paris, Riccardo Muti ed altri nomi illustri. Con una grande Orchestra ritmo sinfonica di Radio Torino diretta dal M^ Armando Trovajoli,    svolse una intensa attività. Fece parte dell'orchestra ritmo sinfonica stabile della Radio Televisione di Roma in qualità di Sax Baritono e Clarinetto basso. Per le più importanti case discografiche  incise musiche di vari autori e di proprie composizioni, partecipandovi quale solista di Sax Baritono e Clarinetto basso.Inoltre ha composto musiche didattiche per la scuola di Saxofono esponendo regole e sistemi indispensabili per ottenere esecuzioni stilistiche ed interpretative nelle composizioni di musiche moderne e ritmo Sinfoniche.Svolse attività didattica.  Annoverando, tra uno dei suoi migliori allievi, Mario Gronchi figlio dell'ex Presidente della Repubblica Italiana.

Gino Marinacci in compagnia del chitarrista brasiliano Irio De Paula in occasione del programma televisivo in 4 puntate "Un Flauto nella sera", 

il cui conduttore e presentatore fu Renzo Arbore.

Una vita dedicata alla musica fin dalla fanciullezza e messa a dura prova da un tragico incidente stradale che dal 1966 e fino alla sua morte (1982) lo tenne "inchiodato" ad una poltrona a rotelle. Proprio per questo non rinunciò a vivere ancora la sua vita dedicata alla musica ma anzi studiando al Berklee College of Music di Boston si  distinse particolarmente   nel campo della musica jazz. Ci riuscì pienamente soprattutto perchè , unico forse in Europa, sia pure dopo tentativi di altri artisti famosi, si è "distaccò" dall'anima musicale degli "spirituals" per dare al jazz  "un'anima europea". Vincitore del premio internazionale "Armostrong" 1971 (Mostra della Musica di Venezia) riservato al miglior jazzista italiano fu considerato nel suo campo uno dei più validi compositori e orchestratori.  In quel periodo tutta la stampa specializzata si occupò di  Gino Marinacci con titoli di grande risalto.  Ideatore del programma televisivo in quattro puntate "Un flauto nella sera", conduttore e presentatore della trasmissione,  Renzo Arbore.

DUKE’ S FESTIVAL 2000 “JAZZ e dintorni”

dal 1° al 10 agosto a Cittaducale.

Per ricordare un grande jazzista civitese:

 Gino Marinacci.

Con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale di Cittaducale, si svolgerà dal 1° al 10 agosto 2000 la 4A edi­zione del Duke's festival: rassegna di band di prim'ordine per ricordare il grande jazzista civitese Gino Marinacci scomparso nel 1982. Mi occupai giornalisticamente dell'amico Gino fin dal 1971 quando dalle colonne del giornale "IL TEMPO" pubblicai una serie di articoli che riguardavano l'assegnazione al flautista del prestigioso premio internazionale intitolato a Luis Armstrong, nell'ambito della mostra di musica leggera di Venezia e la trasmissione televisiva "Amico flauto" della quale fu il mattatore accanto a prestigiosi personaggi della musica leggera e del jazz Mina, Milva, Dionne Warwick, Gazzelloni, i Delirium, gli Osanna

Sono trascorsi d'allora quasi 30 anni e dalla morte quasi 20 anni. Desidero riproporne il ricordo con gli stessi sentimenti e con le stesse parole di allora ispiratemi dai frequenti incontri nella sua casa romana:- "......"Idea", long -playng di Gino Marinacci, considerato il più grande flautista italiano e di classe internazionale, è il best - seller del jazz di questo anno (1971) contiene undici "pezzi" tra i quali la sigla televisiva "Un volto una storia" E' una incisione mirabile da cui traspare, nella sequenza dei titoli la vita dell'arrangiatore e solista di flauto:

una vita dedicata alla musica fin dalla fanciullezza e messa a dura prova da un tragico incidente stradale che dal 1966 lo tiene "inchiodato" ad una poltrona a rotelle Proprio per questo il grande solista di Cittaducale, non ha rinunciato a vivere la sua vita dedicata alla musica ma anzi, studiando intensamente (diploma al Berklee College Of Music di Boston e titolare presso l'orchestra della Radiotelevisione italiana) e reagendo al fato con una volontà eccezionale, indica a noi e soprattutto alle migliaia di sventurati, la strada che la capacità intellettiva e la volontà devono percorrere per detronizzare il male delle membra e per dimostrare che la mente, l'anima, i sentimenti, le espressioni dell'arte possono, sia pure non agevolmente, portare ad alte mete, nonostante le infermità del corpo. E Gino Marinacci ha raggiunto una delle mete a cui tendeva fin da quando, a soli sei anni, fece la sua prima uscita trionfale col "clarinetto piccolo" nella banda di Cittaducale e fin da quando si iscrisse all'Accademia della Farnesina ed al Conservatorio di S. Cecilia per poi entrare a far parte dell'orchestra "Fedri" in Rieti e via via delle grandi orchestre Trovaioli, Stellari, Angelini, Canfora, Ferrio e del complesso jazz di Nunzio Rotondo diventare un grande musicista e non per "vil denaro" ma per quella tendenza inferiore che soltanto pochi artisti sanno anteporre al lucro" E, infatti, Gino Marinacci, lungi dal cimentarsi in composizioni ed arrangiamenti di musica da gettone ha scelto strumenti inusuali come il flauto in tutte le sue tonalità (do, sol, do basso - il più difficile) e quel tipo di musica d'oltreoceano che va ascoltata nell'intimità dei propri sentimenti, fuori direi, dalla opprimente società dei con­sumi C'è riuscito pienamente soprattutto perchè, unico forse in Europa, sia pure dopo tentativi di altri artisti famosi, si è "distaccato" dall'anima musicale degli "spiritual" negri per dare al Jazz una dimensione, un'anima europee. A cinque anni da quel tragico incidente sull'autostrada Aosta - Ivrea che gli causò una grave infermità, Gino Marinacci si è posta un'altra meta, forse più umana, più congeniale oggi ai suoi sentimenti di uomo pieno di vitalità interiore, dedito alla musica ed alla famiglia: quella di dimostrare al mondo, soprattutto a coloro i quali le sofferenze del corpo hanno inaridito le espressioni dell'anima, della creatività, dell'arte, la stessa esistenza, che si può, anzi si deve vivere dominando la sventura, onde poter dare alla vita stessa, cosi provata, una ragione di esistenza e di continuità"

Fin qui il ricordo giornalistico degli anni 70 di Gino Marinacci musicista; ma fra i miei documenti ne ho rinvenuto uno non datato (forse risalente agli anni 60) che ci mostra un Gino Marinacci critico musicale Presenta infatti un "microsolco" di un grande musicista reatino, Giovanni Marconicchio:- "Aquilano di nascita ma vissuto a Rieti sin dall'infanzia, ha uno spiccato senso della melodia, nella quale affiora ora il suggestivo folklore nostrano, ora la linea aristocratica della romanza. Le canzoni comprese nel micro­solco presentato dalla "Zeus" per le voci di Laura e di Romualdo Pitoni, rappresentano la più valida testimonianza di questo positivo apprezzamento. E ' un disco che merita  di entrare in ogni casa,  anche perché esso è dedicato alla nostra cara città ed al suo poeta Pier Luigi Mariani. Le dodici canzoni, scritte negli anni 40 e 50 su testi  del Mariani, si avvalgono di un'orchestrazione moderna che senza nulla togliere alla bellezza della melodia, ne arricchisce la tessitura e le rende attuali, e quindi in grado di soddisfare i gusti dei giovani e dei meno giovani. Pertanto, e un disco valido non soltanto per i miei conterranei, ma anche per tutte le persone amanti della buona musica ed è anzi auspicabile che non resti come testimonianza isolata, 

ma abbia nel futuro una sua continuazione. "

Dal 1° al 10 agosto Gino Marinacci rivivrà con le sue musiche, i suoi arrangiamenti e con le esibizioni dei suoi figli (anch'essi musicisti di talento). Tutti quelli che lo conobbero lo rivedranno bambino di sei anni quando nel 1933 fece la sua prima timida uscita dalla casa di Via Garibaldi, con il suo "clarinetto piccolo" in mano, accompagnato dal padre Umberto che dirigeva la banda di Cittaducale, per adunarsi con i "professori" nella grande Piazza del Popolo per festeggiare il Patrono. Fu una esibizione musicale, dicono i "vecchi", che suscitò entusiasmo fra gli ascoltatori e riempi di soddisfazione il padre "maestro" ed i risultati vennero Poi lo schianto con la sua Porche, la sofferenza, la morte, l'oblio per qualche anno Dal 1997 la benemerita Associazione "Gino Marinacci" ne ha tenuto e ne terrà vivo il ricordo.

                                                        Samuele Ranalli
                                                           (luglio 2000)

 

Di qui l'idea di un'associazione che portasse il suo nome e divulgasse l'opera

l'Associazione Culturale "Gino Marinacci"

con  sede in CITTADUCALE (RI) - Corso Mazzini, 100

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