Con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale di
Cittaducale, si svolgerà dal 1° al 10 agosto 2000 la 4A edizione
del Duke's festival: rassegna di band di prim'ordine per ricordare il grande
jazzista civitese Gino Marinacci scomparso nel 1982. Mi occupai
giornalisticamente dell'amico Gino fin dal 1971 quando dalle colonne del
giornale "IL TEMPO" pubblicai una serie di articoli che riguardavano
l'assegnazione al flautista del prestigioso premio internazionale
intitolato a Luis Armstrong, nell'ambito della mostra di musica leggera di
Venezia e la trasmissione televisiva "Amico flauto" della quale fu il mattatore
accanto a prestigiosi personaggi della musica leggera e del jazz Mina,
Milva, Dionne Warwick, Gazzelloni, i Delirium, gli Osanna
Sono trascorsi d'allora quasi 30 anni e dalla morte
quasi 20 anni. Desidero riproporne il ricordo con gli stessi sentimenti e con le
stesse parole di allora ispiratemi dai frequenti incontri nella sua casa
romana:- "......"Idea", long -playng di Gino Marinacci, considerato il più
grande flautista italiano e di classe internazionale, è il best - seller del
jazz di questo anno (1971) contiene undici "pezzi" tra i quali la sigla
televisiva "Un volto una storia" E' una incisione mirabile da cui traspare,
nella sequenza dei titoli la vita dell'arrangiatore e solista di flauto:
una
vita dedicata alla musica fin dalla fanciullezza e messa a dura prova da un
tragico incidente stradale che dal 1966 lo tiene "inchiodato" ad una poltrona a
rotelle Proprio per questo il grande solista di Cittaducale, non ha rinunciato a
vivere la sua vita dedicata alla musica ma anzi, studiando intensamente (diploma
al Berklee College Of Music di Boston e titolare presso l'orchestra della
Radiotelevisione italiana) e reagendo al fato con una volontà eccezionale,
indica a noi e soprattutto alle migliaia di sventurati, la strada che la
capacità intellettiva e la volontà devono percorrere per detronizzare il
male delle membra e per dimostrare che la mente, l'anima, i sentimenti, le
espressioni dell'arte possono, sia pure non agevolmente, portare ad alte
mete, nonostante le infermità del corpo. E Gino Marinacci ha raggiunto una
delle mete a cui tendeva fin da quando, a soli sei anni, fece la sua prima
uscita trionfale col "clarinetto piccolo" nella banda di Cittaducale e fin da
quando si iscrisse all'Accademia della Farnesina ed al Conservatorio di S.
Cecilia per poi entrare a far parte dell'orchestra "Fedri" in Rieti e via via
delle grandi orchestre Trovaioli, Stellari, Angelini, Canfora, Ferrio e del
complesso jazz di Nunzio Rotondo diventare un grande musicista e non per "vil
denaro" ma per quella tendenza inferiore che soltanto pochi artisti sanno
anteporre al lucro" E, infatti, Gino Marinacci, lungi dal cimentarsi in
composizioni ed arrangiamenti di musica da gettone ha scelto strumenti inusuali
come il flauto in tutte le sue tonalità (do, sol, do basso - il più difficile) e
quel tipo di musica d'oltreoceano che va ascoltata nell'intimità dei propri
sentimenti, fuori direi, dalla opprimente società dei consumi C'è riuscito
pienamente soprattutto perchè, unico forse in Europa, sia pure dopo tentativi di
altri artisti famosi, si è "distaccato" dall'anima musicale degli "spiritual"
negri per dare al Jazz una dimensione, un'anima europee. A cinque anni da quel
tragico incidente sull'autostrada Aosta - Ivrea che gli causò una grave
infermità, Gino Marinacci si è posta un'altra meta,
forse più umana, più congeniale
oggi ai suoi sentimenti di uomo pieno di vitalità interiore, dedito alla musica
ed alla famiglia: quella di dimostrare al mondo, soprattutto a coloro i
quali le sofferenze del corpo hanno inaridito le espressioni dell'anima, della
creatività, dell'arte, la stessa esistenza, che si può, anzi si deve vivere
dominando la sventura, onde poter dare alla vita stessa, cosi provata, una
ragione di esistenza e di continuità"
Fin qui il ricordo giornalistico degli anni 70 di Gino
Marinacci musicista; ma fra i miei documenti ne ho rinvenuto uno non datato
(forse risalente agli anni 60) che ci mostra un Gino Marinacci critico musicale
Presenta infatti un "microsolco" di un grande musicista reatino, Giovanni
Marconicchio:- "Aquilano di nascita ma vissuto a Rieti sin dall'infanzia, ha uno
spiccato senso della melodia, nella quale affiora ora il suggestivo folklore
nostrano, ora la linea aristocratica della romanza. Le canzoni comprese nel
microsolco presentato dalla "Zeus" per le voci di Laura e di Romualdo
Pitoni, rappresentano la più valida testimonianza di questo positivo
apprezzamento. E ' un disco che merita
di entrare in ogni casa,
anche perché esso è dedicato alla nostra cara città ed al suo poeta Pier
Luigi Mariani. Le dodici canzoni, scritte negli anni 40 e 50 su testi del
Mariani, si avvalgono di un'orchestrazione moderna che senza nulla togliere alla
bellezza della melodia, ne arricchisce la tessitura e le rende attuali, e quindi
in grado di soddisfare i gusti dei giovani e dei meno giovani. Pertanto, e un
disco valido non soltanto per i miei conterranei, ma anche per tutte le persone
amanti della buona musica ed è anzi auspicabile che non resti come testimonianza
isolata,
ma abbia nel futuro una sua continuazione. "
Dal 1° al 10 agosto Gino Marinacci rivivrà con le sue
musiche, i suoi arrangiamenti e con le esibizioni dei suoi figli (anch'essi
musicisti di talento). Tutti quelli che lo conobbero lo rivedranno bambino di
sei anni quando nel 1933 fece la sua prima timida uscita dalla casa di Via
Garibaldi, con il suo "clarinetto piccolo" in mano, accompagnato dal padre
Umberto che dirigeva la banda di Cittaducale, per adunarsi con i "professori"
nella grande Piazza del Popolo per festeggiare il Patrono. Fu una esibizione
musicale, dicono i "vecchi", che suscitò entusiasmo fra gli ascoltatori e riempi
di soddisfazione il padre "maestro" ed i risultati vennero Poi lo schianto
con la sua Porche, la sofferenza, la morte, l'oblio per qualche anno Dal 1997 la
benemerita Associazione "Gino Marinacci" ne ha tenuto e ne terrà vivo il
ricordo.
Samuele Ranalli
(luglio 2000)
|