Biografia  di

Goffredo Mameli

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L'Italia nel Mondo

   

Inno Nazionale Italiano

"Fratelli d'Italia"

Musica del Maestro Michele Novaro - Testo di Goffredo Mameli

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Poema completo con note esplicative

 

Fratelli d'Italia,
L'Italia s'é desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.

Dov'è la vittoria?
Le porga la chioma,
Che schiava di Roma
Iddio la creó.


Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamó.


Noi fummo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.

Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.


Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamó.


Uniamoci, amiamoci;
L'unione e l'amore
Rivelano ai popoli
Le vie del Signore.

Giuriamo far libero
Il suolo natio:
Uniti per Dio,
Chi vincer ci può?


Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamó.


Dall'Alpe a Sicilia,
Dovunque è Legnano;
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core e la mano;


I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla;
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.


Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamó.


Son giunchi che piegano
Le spade vendute;
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.

Il sangue d'Italia
E il sangue Polacco
Bevé col Cosacco,
Ma il cor le bruciò

Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamó.



(01)




(02)




(03)




(04)




(05)









(06)



(07)









(08)




(09)









(10)




(11)









note esplicative

(01)

La cultura di Mameli è classica ed è forte in lui il richiamo alla romanità.  L'Italia, ormai pronta alla guerra contro l'Austria, si cinge la testa, in senso figurato, (s'è cinta la testa) con l'elmo dell'eroico generale romano Publio Cornelio Scipione, detto poi l'Africano, (Scipio) che nel 202 a.C. sconfisse il generale cartaginese Annibale nella famosa battaglia di Zama (nella attuale Algeria), riscattando così la precedente sconfitta di Canne e concludendo la seconda guerra punica. Dopo la disfatta, Cartagine sottoscrisse il trattato di pace con Roma per evitare la totale distruzione.

(02)

Qui l'autore si riferisce al fatto che la Dea Vittoria fu già schiava di Roma per volere divino, ed ora la invita ad inchinarsi alla nuova Italia ed a Roma (le porga la chioma).

(03)

La coorte era la decima parte della Legione Romana.

(04)

Mameli sottolinea il fatto che l'Italia non è unita. All'epoca infatti (1848) era ancora divisa in sette Stati.

(05)

Mameli manifesta la sua speranza (speme) che l'Italia si raccolga attorno ad una unica Bandiera perchè l'ora di fondersi assieme è già suonata.

(06)

Qui l'autore, mazziniano e repubblicano convinto, traduce il disegno politico di amore ed unione di Giuseppe Mazzini, creatore della "Giovine Italia" e della "Giovine Europa".

(07)

Il verso "Uniti per Dio" in alcune versioni appare come "Uniti con Dio", per non essere confusa con l'espressione popolare e quasi blasfema "per Dio"  ancora oggi in uso nel linguaggio popolare italiano.  Nel poema però il verso è derivato da un francesismo che significava "da Dio" o "attraverso Dio".

(08)

In questa strofa, Mameli ripercorre sei secoli di lotta contro il dominio straniero. Anzitutto, la battaglia di Legnano del 1176, in cui la Lega Lombarda sconfisse Barbarossa (ovunque è Legnano). Poi, l'estrema difesa della Repubblica di Firenze, assediata dall'esercito imperiale di Carlo V nel 1530, di cui fu simbolo il capitano Francesco Ferrucci (ogn'uom di Ferruccio ha il cor e la mano). Dieci giorni prima della capitolazione di Firenze (2 agosto) egli aveva sconfitto le truppe nemiche a Gavinana. In Firenze fu ferito, catturato ed ucciso da Fabrizio Maramaldo, un italiano al soldo dello straniero, al quale rivolge le parole d'infamia divenute celebri "Tu uccidi un uomo morto".

(09)

La figura di Balilla (I bimbi d'Italia si chiaman Balilla), sebbene non accertata storicamente, rappresenta il simbolo della rivolta popolare di Genova contro gli austro-piemontesi. Dopo cinque giorni di lotta, il 10 dicembre 1746 la città è finalmente libera dalle truppe austriache che l'avevano occupata e vessata per diversi mesi .  Il verso "Il suon d'ogni squilla i Vespri suonò" invece si riferisce al fatto accaduto la sera del 30 marzo 1282, quando tutte le campane della città di Palermo chiamarono il popolo ad insorgere contro i Francesi di Carlo d'Angiò, e quelle giornate di lotta furono chiamate " I Vespri Siciliani.

(10)

L'Austria era in declino e le truppe mercenarie (le spade vendute) apparivano deboli come giunchi (son giunchi che piegano). Con questa strofa Mameli lo sottolinea fortemente tanto che in origine fu censurata dal governo piemontese. 

(11)

L'Austria, assieme alla Russia (il cosacco), aveva crudelmente smembrato la Polonia (bevè col cosacco), ma il sangue dei due popoli oppressi (il sangue d'Italia e il sangue Polacco) si fa veleno che dilania il cuore della nera aquila d'Asburgo.

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