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Santuario Madonna della Libera, l'interno

La sensazione che si prova entrando nel Santuario è commovente e drammatica, perchè ci si trova d'improvviso davanti ad una magnifica scenografia, ricca di effetti prospettici che la linearità e la semplicità dell'esterno non fa supporre. Il maestoso Tempio, copre una superficie totale pari a circa  900 metri quadrati.   La pianta si richiama sostanzialmente allo schema detto a "croce latina", con la particolarità dei bracci del transetto e coro absidiali, secondo un antico modello iconografico. Le tre ampie navate, di cui quella centrale più elevata, sono suddivise da robusti pilastri, che accentuano l'effetto di profondità dando risalto notevole ai motivi decorativi.

La volta è ornata da quattro bellissime tempere, opera del pittore pratolano Amedeo Tedeschi. I quattro dipinti raffigurano alcuni misteri del rosario. Partendo dall'ingresso, troviamo, per i Misteri Gaudiosi, una bellissima "Annunciazione" con la firma A. Tedeschi 1908. Nel secondo riquadro della volta, per i Misteri Dolorosi, "La Crocifissione", vediamo la Vergine ai piedi della Croce, con San Giovanni prostrato a terra, e pie donne inginocchiate. Dove si vede che l'Artista ha voluto cogliere l'essenzialità del mistero in un contesto mediativo ed orante; questo lavoro reca la firma A. Tedeschi 1902. 

Nel terzo riquadro, per i Misteri Gloriosi, "Assunzione della Vergine", è la Madonna che sale in cielo; qui pure nulla di teatrale, ma la figura dolcissima, estatica della Vergine, con angeli inchini ed oranti. Nel quarto riquadro abbiamo la Madonna Glorificata "Incoronazione della Vergine" (1908), da notare, infatti, un Angelo reggente una corona regale.

 

Il colonnato interno è composto di dieci pilastri, dei quali i quattro di maggiore sezione sorreggono anche le grandi arcate della cupola centrale. I pennacchi della cupola sono decorati con quattro tempere, che raffigurano "I Quattro Evangelisti" anch'esse opera del Tedeschi. A cominciare dall'angolo che sta verso la Cappella della Madonna, vediamo l'Evangelista Marco, col simbolico leone, in basso si legge: Patini - Tedeschi 1900, e  San Giovanni col simbolo dell'aquila. 

San Matteo col simbolo dell'angelo, San Luca col simbolo del vitello. In tutte queste opere c'è da ammirare il vivo realismo delle forme, l'intensità espressiva del volto dei personaggi, intenti ed assorti nel loro divino compito.

 

Proseguendo la visita al Santuario veniamo alle cappelle,degne di nota sono: la cappella della Madonna delle Grazie, sul cui altare troviamo il dipinto opera di Carlo Patrignani. Esso ben simboleggia il miracoloso intervento di Maria: alla povera inferma, che tiene a lato una figlioletta, appare la Vergine tra angeli oranti; fisso lo sguardo nella celeste visione, colei pare sollevarsi dal suo giaciglio. 

 

 

Si passa alla cappella delle Anime Sante del Purgatorio, con un dipinto recante il nome dell'omonima cappella, di ignoto pittore abruzzese del XVIII secolo. Si tratta di una composizione complessa, articolata su piani diversi. In primo piano si affollano le anime purganti, il Pontefice S. Gregorio Magno e un prelato; più in alto è la Madonna circondata da angeli e cherubini, inginocchiata al cospetto di Cristo, intercede a favore dei Giusti, sul volto dei quali, pur tra le fiamme, aleggia la speranza. Nello spazio centinato sono raffigurati Dio Padre e la Colomba dello Spirito Santo.

La cappella di San Giovanni Evangelista, dove, sull'altare, troviamo un dipinto di Domenico Gizzonius 1720 (nativo di Roccacasale), raffigurante il santo, con un libro aperto e penna alla mano; il volto rapito nella rivelazione apocalittica. In alto la Donna "vestita di sole", vittoriosa tra gli angeli con la luna sotto i piedi, come scritto nell'Apocalisse. Più sotto, a sinistra il dragone dalle sette teste (sconfitto in cielo, rivolge a terra la malefica fiamma). A lato del Veggente posa l'aquila simbolica.

La cappella del Santissimo Sacramento sul cui altare c'è il quadro dipinto da Ferdinando Palmerio nel 1869, raffigurante Cristo con gli Apostoli nell'Ultima Cena. Il Cristo, tra gli apostoli che gli fanno corona, solleva il pane con la sinistra tenendo la destra aperta. Il volto è rischiarato dalla stessa aureola mentre un fascio di luce dall'alto illumina la mensa con la bianca tovaglia, un calice d'oro, il profilo severo dell'apostolo inginocchiato in primo piano. La scena è ambientata davanti ad una quinta architettonica aperta da un arco.

La cappella della Santissima Trinità, è ricavata nell'absibe del transetto ed opposta a quella di S.Antonio nel braccio destro. Una belle inferriata di ferro battuto dall'elaborato disegno ne preclude l'accessoai fedeli evidenziandone l'appartenenza ad una confraternita. Essa è opera di Giovanni Puglielli, fabbro pratolano attivo tra il 1870 e il 1910. Sul altare troviamo il dipinto raffigurante la SS. Trinità, opera di Ferdinando Palmerio, pittore guardiese di formazione neoclassica. E' firmato e datato 1872. Dio Padre su di una nuvola fronteggia il Cristo reggicroce. Un coro di cherubini e la colomba dello Spirito Santo completano la composizione principale. In basso, e dal recondito significato iconologico, tre angioletti tendono il velo. Mentre sulla volta antistante la cappella troviamo un dipinto murale a tempera di forma circolare, raffigurante l'allegoria del grande Mistero trinitario, opera di Teofilo Patini (1898-1904).

 La cappella di Sant'Antonio da Padova, sul cui altare troviamo il dipinto che raffigura "Sant'Antonio da Padova incoronato da un Angelo" firmato e datato Patini 1893. Nella parte superiore dell'altare c'è un dipinto ovale raffigurante "Sant'Antonio da Padova predica ai pesci", opera attribuita al Patini. Durante i lavori di restauro dell'opera (1999), sotto la cornice dove alloggiava il quadro è comparso un dipinto murale di ignoto. Sulla volta antistante la cappella, troviamo un dipinto murale a tempera di forma circolare, "Sant'Antonio accolto in cielo", opera di A. Tedeschi (1900).

Infine troviamo la cappella dedicata alla Madonna della Libera, che, oltre al quadro originale della Madonna, ospita anche la statua risalente al 1741 e realizzata - pare - nella vicina Badia di Santo Spirito del Morrone, comunque donata al Santuario pratolano da quei Monaci Celestini. Questa statua, che viene portata in processione in occasione della festa di maggio, è stata oggetto di atti sacrileghi come la spoliazione degli ori nel 1978 (subito rimpiazzati e ad abundantiam dalla devozione dei fedeli), ma anche di attenzioni delicate. Una di queste è costituita dal ricamo prezioso della veste (opera di Barbara Micarelli, fondatrice della Congregazione delle Francescane Missionarie di Gesù Bambino), usata fino al 1982, quando venne sostituita da una veste, offerta da Domenico Di Benedetto. Parimenti dedicato è stato il gesto che ha consentito la sostituzione della consunta vecchia capigliatura della statua con una nuova, formata con i capelli offerti dalle giovani donne pratolane.

Nella parete sinistra di controfacciata, troviamo un monumentale Crocifisso ligneo, il cui sfondo è stato ornato da Antonio Di Pillo, rinomato scultore, ai suoi lati sono ricordati i nomi dei 91 Pratolani Caduti nella Grande Guerra 1915 - 18. 

Il complesso monumentale è arricchito da un organo collocato in un abitacolo in muratura, sulla cantoria. Realizzato nel 1911 dalla ditta Inzolo di Crema comprende trentatre registri e duemilatrecento canne. Le decorazioni di stucco furono eseguite dal maestro decoratore Pasquale Perna di Torre de' Passeri tra il 1860 e il 1865. I rilievi ornamentali furono ricoperti in oro zecchino dai fratelli Pavone di Penne nel 1890 mentre gli stucchi della cantoria sono opera dei f.lli Feneziani e risalgono al biennio 1911-12.

Un'importante presenza artistica a Pràtola è quella degli aquilani Berardino, Giulio e Giovanni Feneziani, i cui lavori in stucco - oltre ad abbellire alcuni palazzi - sono parte integrante del Santuario, come lo scenografico tempietto dell'altare maggiore arricchito da statue, le due acquasantiere e il gruppo statuario reggi-mensola (1910-15), che si trovano accanto ai due pilastri del presbiterio.

Vi sono poi i quattordici quadri della Via Crucis, in bassorilievo con stampo unico, in cartone romano policromo. Essi furono acquistati a Torino nel 1929, ma di manifattura milanese, dei F.lli Bertarelli. Altri lavori meritevoli di menzione sono gli armadi (stipiti) in legno artisticamente intagliati (1887-89) da Pelino Lucci autore anche della porta della chiesa di San Pietro Celestino e quella di San Rocco. L'arte contemporanea è degnamente rappresentata dai lavori del pittore pratolano, Antonio D'Acchille, fra cui un efficace Cristo Crocifisso. Il tutto risulta arricchito da stucchi, rilievi ornamentali, finti marmi, dorature, pitture e pregevoli vetrate, che concorrono a dare giusto risalto alla maestosa scenografia d'insieme con un effetto quasi misterioso di luci ed ombre.

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