|
I
CASTELLI |
|
|
Pratola
Peligna/ il Castello d'Orsa |
Per secoli ha alimentato
antiche leggende tramandate dalle Popolazioni locali. I ruderi del
castello di Orsa, in tenimento di Pratola, sino a qualche anno fa
erano parte integrante della veduta del monte Orsa, 450 metri di
quota, un rilievo minore del Morrone tra Roccacasale e l'Eremo di
Sant'Onofrio. Attualmente sono nascosti alla vista dalla boscaglia di
conifere inpiantate, oltre venti anni or sono, dal Corpo Forestale
dello Stato. Probabilmente sorse nel XI secolo come castello
appartenente a famiglia nobile. Fondato come residenza munita, solo in
epoca successiva acquisì l'aspetto di Castello recinto, tuttavia non
è stato mai condotto un rilievo a conferma di questa tesi. Le sue
muraglie si intravedono lungo il pendio alla cui sommità sono i muri
superstiti di una torre, ma nel 1426 sappiamo che ce ne erano due
ancora in piedi. Al tempo di Guglielmo il Normanno, tra il 1150 e il
1168, fu feudo di Teodino, signore di Orsa e di Acciano, Nel 1170 fu
conferito al vescovo di Valva, Oderisio, unitamente ai castelli di
Pratola, Popoli, Roccacasale, Prezza e Raiano. Probabilmente è di
questa epoca l'impianto del Castello recinto come sviluppo della
primitiva torre, per analogia con gli altri fortilizi. Del 1306 è la
testimonianza di Paolo, signore di Orsa, al processo di canonizzazione
di Pietro da Morrone, il quale aveva visto il Santo Padre compiere
alcuni miracoli in Orsa e nelle contrade vicine. Secondo lo storico
Febonio, nel 1329 il Castello di Orsa, feudo dei nobili sulmonesi
Quatrario, fu incendiato dai Merolino. Nel 1420 fu attribuito alla
città di Sulmona dalla regina Giovanna. Certo è che nel XV secolo
Orsa è disabitata: fu improvvisamente abbandonata per motivi non
ancora conosciuti: dal 1499 troviamo infatti una serie di documenti
provenienti da Santo Spirito dove è citata Orsa diruta oppure Orsa
disabitata. Si raggiunge a piedi o con un fuoristrada dalla
carrareccia che, dalla frazione di Bagnaturo San Pietro, sale al Colle
delle Vacche. |
|
Vittorito |
Ruderi
della Torre del castello spiccano sul moderno abitato, mentre ben poco
resta del borgo fortificato dugentesco. Sappiamo che il Castello di Bectorita esisteva già prima dell'anno 1076 essendo ricordato nel
Chronicon Casauriense, quindi possiamo pensare ad una fondazione
longobarda, tanto più che la torre doveva essere a puntone come
quella di Pettorano, ed occupare il vertice di un castello recinto di
pendio, quindi di pianta triangolare. Era finalizzata all'avvistamento
e alla difesa, come le torri dei castelli vicini di Popoli e di
Roccacasale, con le quali era collegata otticamente. Possiamo
supporre, per analogia con i vicini centri abitati, che anche
Vittorito fosse successivamente fortificato: si distingue ancora una
cortina di caseggiati, che potrebbero appartenere al versante del
castro, nella quale si apre un passaggio voltato denominato
"Porta da piedi", ma potrebbe trattarsi anche di una
residenza nobiliare, munita di strutture difensive nei secoli XIII-XIV. |
|
Roccacasale |
Il
recente restauro della Soprintendenza ha restituito a questo monumento
parte dell'aspetto originario. Il Castello di Roccacasale è noto sin
dal X secolo, allorchè il duca di Spoleto, Adalberto, ritenne
necessaria la costruzione di una rocca nella Conca di sulmona per
contrastare il passaggio di Arabi e Bizantini verso la Val di Sangro.
alcuni studiosi riferiscono il Castello al secolo XI, ciò
contrasterebbe però con la datazione dell'intera serie dei Castelli -
recinto fissata ai secoli XII e XIV. È infatti un Castello - recinto
di pendio, costituito cioè da una superficie murata triangolare
culminante in una torre di avvistamento, che in questo caso è
trapezoidale, che all'occorrenza aveva anche scopo di difesa. Questo
tipo di fortilizio, all'origine, era utilizzato solo in caso di
pericolo dalle popolazioni sparse sul territorio che vi si rifugiavano
con tutti gli armenti e solo successivamente è stato abitato
stabilmente dai Baroni De Santis. Questo di Roccacasale va messo in
relazione con i castelli recinto del percorso Sulmona - L'Aquila:
Popoli, San Pio delle Camere con il quale ha molti riscontri,
Barisciano, Fossa. Otticamente era collegato con San Benedetto in
Perillis e quindi con i Castelli del piano di Navelli; con Popoli,
tramite Corfinio e Vittorito, quindi con Castiglione e la valle del
Pescara. Il Castello si raggiunge a piedi, partendo dalla piazza del
paese e attraversando il vecchio borgo in parte disabitato. |
|
Pacentro |
È
uno dei più conservati d'Abruzzo, posizionato sui primi contrafforti
del Morrone a 650 metri di quota. È stato anch'esso restaurato dalla
Sopraintendenza B.A.A.A.S. per l'Abruzzo ed è in parte visitabile.
Una delle prime citazioni documentate è quella del Chronicon
Casauriense del secolo XI, ma le strutture attuali riguardano il
fortilizio tre-quattrocentesco, la Roccaforte angioina dei Caldora
della seconda metà del 1300 e quella dei duchi Cantelmo sotto il
regno aragonese. Qui siamo di fronte ad un castello rinascimentale
vero e proprio, cioè ad una dimora del feudatario munita per la
difesa: inizialmente completava probabilmente un sistema difensivo
magellese, proteggendo il paesaggio dalla dalla valle di Sant'Eufemia
e Caramanico e quindi l'accesso dalla costa alle zone interne. Sotto i
Cantelmo costituiva invece uno dei quattro vertici del sistema
difensivo di questa signoria nella Conca Peligna con i castelli di
Prezza, Pettorano e Popoli. Ha pianta trapezoidale, doppia cinta
muraria, tre torri prismatiche alte dai 23 ai 24 metri, più antiche
nella cinta interna, tre bastioni cilindrici nella cortina esterna,
successiva al 1418, e fondazioni di edifici abitativi. Appertenuto con
alterne vicende ai Caldora e ai Cantelmo per gran parte dei secoli XIV
e XV, passò agli Orsini, ai Colonna e a Maffeo Barberini in quelli
successivi fino alla sua alienazione in favore del Comune di Pacentro
nel 1957 da parte dell'ultima proprietaria. Il percorso più
suggestivo per raggiungere il castello passa attraverso i vicoletti
del borgo medievale, partendo dalla piazza maggiore.
|
|
Pettorano |
Molto
ben conservato grazie anche al recente restauro architettonico, il Castello
di Pettorano è attualmente visitabile. La torre centrale a puntone è di
epoca longobarda e probabilmente preesisteva alla cinta esterna con le due
torri cilindriche e quella prismatica. Fu costruito nel corso del XII secolo
per completare il sistema di fortificazioni difensive dela valle
comprendenti Popoli, Pacentro, Vittorito, Prezza, Anversa. Per la sua
posizione strategica, posta a guardia dell'accesso all'altopiano della
Cinque miglia e quindi della strada che conduceva alle regioni meridionali e
a Napoli, Federico II ne fece dono al figlio Federico, che assunse il titolo
di Pettorano. Dal 1310 il castello divenne feudo dei Cantelmo che lo tennero
fino al 1750 e che lo ampliarono e modificarono per renderlo più sicuro e
munito, proprio perchè costituì sempre un insediamento difensivo stabile.
Nel corso del 1300 il borgo sviluppatosi intorno al Castello venne
fortificato ed attualmente se ne rinvengono le porte urbiche superstiti. |
|
Prezza |
Sul
finire del IX secolo, il primo centro abitato di cui si hanno notizie nel
territorio dove oggi sorge Prezza, Villa Carrene, appartenente al gastaldato
longobardo di Valva, fu fortificato e, dopo circa un secolo, trasformato in
castello, per difendersi dalle
scorrerie degli Ungari. Oggi
non rimane più traccia della costruzione, ma, seguendo le vicende
narrate nel “Chronicon Casauriense” del monaco Giovanni di Berardo, se
ne può dedurre l’importanza, dovuta certamente alla sua inaccessibilità,
che non è difficile immaginare, dato il luogo già per caratteristiche
naturali impervio. Neppure il terribile normanno Ugo di Girberto, detto
Malmozzetto, che si impossessò di tutto il territorio valvense, riuscì ad
espugnare questo castello; pare anzi che fu proprio cingendolo d’assedio
che egli trovò la morte, nel 1097. |
|
Bugnara |
La
possente struttura del Castello dei Conti di Sangro risale probabilmente
alla infeudazione angioina, a cavallo quindi dei secoli XIII e XIV, anche se
la documentazione archivista lascia presupporre una preesistenza
altomedievale. I resti architettonici più antichi e significativi sono il
portale ogivale di accesso e l'edicola di coronamento contenente lo stemma
di famiglia scolpito ad alto rilievo, scudo araldico a tre bande trasversali
sormontato da un teschio. Fu restaurato nel 1672 nella forma attuale di
residenza munita, di notevole importanza planimetrica, unitamente alla torre
semicilindrica, da Giambattista di Sangro il quale vi abitò stabilmente con
la moglie Lella Corvi, figlia del nobile sulmonese Annibale. |
|
Anversa
degli Abruzzi |
Le
vestigia del Castello Normanno dominano l'antico borgo di Anversa. Presidio
dei Conti di Sangro sin dal secolo XII, controllava uno degli accessi
meridionali alla Conca Peligna lungo l'alta Valle del Sagittario e con il
Castello di Orsa costituiva l'allineamento ottico e divideva i territori
delle diocesi di Valva e Sulmona. Di quest'epoca rimane l'alto rudere della
Torre d'avvistamento con le integrazioni quattrocentesche nella
partitura muraria, mentre la dimora residenziale contigua si deve in gran
parte alle ristrutturazioni di Antonio di Sangro e dei Belprato (secoli XV e
XVI). Da piazza Roma si raggiunge a piedi in pochi minuti, salendo la
gradinata presso la chiesa di Santa Maria delle Grazie e passando vicino al
Municipio. |
|
Popoli |
fu costruito
nel 1015 dal vescovo Tidolfo. Nel 1269 passò ai Duchi Cantelmo che ebbero
il feudo di Popoli fino al XVIII secolo. La struttura, o quello che oggi ne
rimane, è posta su un’altura in mezzo ad una pineta ed è raggiungibile
tramite una strada a scalinata che parte dalla piazza principale del paese.
La pianta è all’incirca triangolare, con la muratura di recinzione, la
torre quadrata e il torrione rotondo. Malgrado lo stato in cui oggi si
trova, l’intera struttura è interessante perché documenta l’utilizzo
in epoca rinascimentale di una fortificazione medioevale. |
|
|
|
|
|
Come
arrivare |
|
|
|
|
|