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I
SITI ARCHEOLOGICI |
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La
Conca Peligna, un tempo lago pleistocenico, accolse l'uomo
solo dal paleolitico, quando il suo territorio veniva
battuto dalle bande di cacciatori preistorici che, pur non
abitando stabilmente questa zona interna, lasciarono
testimonianza della loro frequentazione attraverso gli
strumenti litici, rinvenuti di frequente sulle alture. Più
tardi sono arcaiche manifestazioni artistiche a farci
conoscere i più antichi antenati dei peligni: le pitture
rupestri scoperte alle falde dei Morrone, presso Pacentro, e
vicino alle Gole di San Venanzio a Raiano, databili alle
prime età dei metalli, ci portano in un mondo rivolto non
più soltanto ai bisogni primari, ma anche alla raffigura-
zione di sé e del circostante, come ad esempio una riunione
di persone, un rito. La protostoria, con l'età del ferro,
fa intravedere le caratteristiche del popolo che qualche
secolo più tardi verrà definito 'peligno': la valle comin-
cia ad animarsí, nascono villaggi e si estendono i
sepolcreti, si organizza la vita, dapprima sulle alture poi,
quando i tempi lo consentono, nel fondovalle. in quest'epoca
si sviluppano i cosiddetti centri fortificati recinti
costruiti in grossi blocchi di pietra, più o meno regolati,
che creavano una vera e propria rete di insediamenti posti
soprattutto sulle alture più strategiche. Sono state
individuate molte di queste fortificazioni, spesso ancora
ben visibili, e a volte sono i toponimi a fornire importanti
indizi: Castelluccio di Prezza, il colle di Civita a Raiano,
Castiglione di Pettorano, il piano di Civitella ad
Introdacqua sono solo alcuni dei siti che mostrano resti più
o meno evidenti di tali circuiti difensivi, spesso non più
visibili ma ipotizzabili, data la ricchezza di reperti di
superficie. Le prime testimonianze relative ad un popolo
peligno partono dal V secolo a.C, quando, secondo gli
storici, si formano, o meglio si evidenziano, le varie etnie
abruzzesi. Dal punto di vista archeologico però è solo dal
secolo seguente che si cominciano a notare caratteri
distintivi nella Conca Peligna e nella vicina Valle del
Sagittario per quanto riguarda il modo di seppellire, i
corredi funerali, il vasellame. I peligni, uniti ad altri
italici nella lega sabellica, furono fieri oppositori
dell'avanzata romana sino al 304 a.C, quando, insieme
ad
altri popoli dell'Abruzzo antico, stabilirono un
trattato con Roma. Fino al I sec.a.C i rapporti reciproci
furono positivi : i peligni fornirono più volte aiuti
militari ai romani durante le loro guerre di conquista
mentre la costruzione della Via Valeria da Roma a Corfinium,
prolungata in seguito fino all' Adriatico, agevolò lo
sviluppo della valle e dei suoi centri, favoriti anche da un
terreno fertile e dalla posizione centrale. Tanti sono gli
insediamenti antichi individuati nella Conca Peligna, molti
rimangono senza un nome, ma ci testimoniano comunque il tipo
di organizzazione paganico - vicana, spesso sopravvissuta
fino ad oggi. Tutta la zona era infatti costellata di
piccoli villaggi organizzati intorno a pochi centri
maggiori. In età storica vengono riportate solo tre città:
Corfinium, Sulmo e Superaequum (che in realtà è già fuori
dal territorio peligno), mentre la maggior parte dei
rinvenimenti si deve ricollegare ai piccoli agglomerati
abitati, uniti dal sentimento religioso che portava a
riunirsi nei santuari extra - urbani, posti lungo le vie di
comunicazione. Queste ultime dovevano essere assai
trafficate anche da forestieri e mercanti, a giudicare dai
frequenti materiali "stranieri' riscontrati nelle tombe
preromane; nei corredi peligni non è difficile scoprire
oggetti di produzione etrusca o apula, forme artistiche
mutuate dai celti, ambre provenienti dal nord e dal
territorio adriatico. Ma è con la Guerra Sociale (91-89 a.C.)
che la Conca Peligna vive il suo momento di centralità
geografica e storica: i popoli italici insorti contro Roma
per ottenere la cittadinanza sceglieranno proprio il
territorio peligno e il suo centro principale, Corfinium,
per riunire le loro forze ed organizzarsi. Nonostante la
fine ingloriosa della guerra, il periodo successivo vede
comunque un grande sviluppo del territorio peligno, che
programma ed allarga i suoi centri urbani e mostra un buono
sviluppo commerciale e produttivo, come testimoniano gli
storici dell'epoca ed anche le fonti epigrafiche ed
archeologiche. Sulmona si eleva rispetto ai centri
limitrofi, ma in generale si avverte un benessere diffuso
nella zona nei primi secoli dell'impero e solo i terremoti e
la comune sorte di decadenza culturale ed economica
nell'ultimo periodo imperiale porteranno la valle ad una
generale povertà e alla distruzione e contrazione dei siti
urba- ni. Spesso le testimonianze dei tempi più antichi
risultano ancora nascoste sotto il terreno o inserite negli
edifici posteriori. Infatti il periodo medievale, dopo il
tramonto tardo antico, vide una grande vitalità della zona
di Sulmona e una fervida attività edilizia dovuta alle
critiche condizioni politiche e all'esigenza di difesa. A
volte le fortificazioni e i villaggi medievali sorgevano
sfruttando mura più antiche, resti di un'epoca precedente
ormai lontana e decaduta. Il nostro percorso tocca dunque le
zone archeologiche visitabili e i monumenti visibili, spesso
situati in zone attualmente non abitate e poco frequentate.
Ma, d'altronde, ciò aggiunge ulteriore fascino a questi
testimoni ormai millenari, a mura e reperti che ci riportano
ad un'epoca in cui la nostra zona era fortemente
caratterizzata nella sua cultura, nei suoi usi e costumi, e
cioè il periodo italico. E tanto più valido allora è il
ricercare anche nel passato quei tratti caratteristici ed
unici che rendono un popolo diverso dall'altro, quelle
tradizioni che ancor oggi vengono ricercate perché anima
vera e profonda, immutabile nei secoli, di una terra. |
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Dove si trovano |
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