Ogni
anno rivive a Corfinio, in uno spettacolare corteo storico, la
gloria della Lega Italica.
Il
timbro opaco delle tube, che evoca segnali d'attacco, e quello più
grave delle buccine, legato al cambio della guardia, si fondono a
simboleggiare la ferma intenzione italica di combattere Roma per
instaurare un nuovo ordine politico-sociale.
Appaiono
i guerrieri peligni: con l'antico vessillo e il moderno stendardo
aprono la strada ai sacerdoti, alle vestali e alle ancelle, che
recano al dio Curino i frutti della terra e l'animale sacrificale.
Al
suono cadenzato dei tamburi, avanzano nelle loro uniformi di
diverso colore, imbracciando spade e scudi ornati dei simboli
tribali, guerrieri marsi e sanniti, marrucini e frentani, vestini,
piceni, apuli, lucani.
I
vari
popoli esibiscono gladiatori e lottatori, che si affronteranno nei
Ludi per assorbire ed esaurire, col loro sacrificio estremo, le
potenzialità negative del Fato.
Ciascun gruppo è seguito da famiglie nobiliari: le donne
indossando tunica e stola; gli uomini avvolti nella toga trabea
dei cavalieri; i ragazzi in tunichette variopinte.
Percorsa
la Via Italica, mentre i guerrieri, insieme alle famiglie dei
notabili, si schierano, il gruppo sacerdotale raggiunge l'ara,
predisposta su uno dei maestosi ruderi rimasti a testimoniare
l'antica grandezza.
Accompagnati
da squilli e rulli, escono dai ranghi personaggi che si sono
conquistati col coraggio un posto nella storia: i consoli italici
Quinto Popedio Silone e Caio Papio Mutilo e i pretori Marco
Lamponio, Gaio Vidacilio, Herio Asinio, Publio Presenteio, Lucio
Afranio, Gaio Pontidio, Tito Lafrenio.
L'estrema
decisione è presa: è la guerra!
Sollevando
le spade, al grido di "ITALIA!", i capi militari giurano
fedeltà alla Lega Italica, e il brivido d'emozione che serpeggia
tra la folla sottolinea la grandezza del momento rappresentato.
Al
sacrificio propiziatorio seguono i Ludi, in cui i giovani
guerrieri si disputano il diritto all'accensione del fuoco sacro.
Quando
dai tripodi si levano le fiamme, il corteo si ricompone, ma in
modo diverso: ora è il gruppo sacerdotale ad aprirlo, precedendo
un unico schieramento in cui i guerrieri dei diversi popoli legati
dal patto sacro appena sancito, marciano uniti, e, infine, le
famiglie nobiliari.
Photo
© Gabriel De Pamphilis
Testo:
Prof. Renato Patrignani