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ABRUZZO - VENEZUELA |
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16.05.2005 - PRIMO INCONTRO ITALO VENEZUELANO in Abruzzo »»» [ notizia
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20/10/2007
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EMIGRATI: VENEZUELA,
A NOVEMBRE ABRUZZESI IN FESTA
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Le Associazioni abruzzesi del
Venezuela si riuniranno il 24 e 25 novembre prossimi nella citta´
di Maracaibo e nella sede della Casa d´Italia. Ne da´ notizia il
presidente dell´Associazione Abruzzesi dello Stato Zulia,
Giovanni Margiotta. Si tratta - spiega una nota - di un grande
appuntamento al quale parteciperanno tutte le Associazioni sparse
su tutto il territorio venezuelano e cioe´: Caracas, Maracay, La
Victoria, Maracaibo, Valera, Guanare, San Cristobal. La comunita´
abruzzese e´ la seconda piu´ numerosa residente in Venezuela,
che negli anni si e´ distinta nell´ambito sociale, economico e
culturale contribuendo con successo al progresso del Paese. All´evento
partecipano i pionieri dell´emigrazione abruzzese che vorranno
aprire il varco alle nuove generazioni, che avranno la
responsabilita´ di continuare e sviluppare l´impegno dimostrato
negli anni dai figli di D´Annunzio. Per l´occasione sono stati
invitati il presidente del CRAM Donato Di Matteo, il Comitato
ristretto, la vice presidente Annamaria Michelangelo, il
componente del CRAM Nicola Di Teodoro, nonche´ l´on. Mariza
Bafile che ha gia´ confermato la sua presenza, il presidente
della Federazione degli Abruzzesi in Venezuela, Francesco
Michelangelo. Inoltre, sono stati invitati l´Ambasciatore d´Italia
in Venezuela, Luigi Maccotta e Signora, il Console d´Italia in
Maracaibo Ivo Michele Polacco e Signora, i Consiglieri del CGIE e
COMITES, i presidenti delle altre Associazioni regionali presenti
sul territorio, ed altre personalita´ tra cui il Sindaco della
citta´ di origine abruzzese, Giancarlo Di Martino. C´e´ grande
interesse per la manifestazione - si legge nella nota - dovuto
soprattutto al risveglio della Regione Abruzzo che si e´
rinnovata con nuova spinta per l´apertura verso i corregionali
nel mondo, mettendo in atto una serie di importanti iniziative. Le
varie Assemblee del CRAM svolte all´estero ed i convegni mondiali
dei giovani, motivano l´interesse degli abruzzesi del Venezuela.
"Amiamo la nostra regione - dice Margiotta - e vogliamo
tramandare questo amore ai nostri figli e nipoti, affinche´ non
si perdano i valori dell´abruzzesita´, come la laboriosita´, l´onesta´,
l´unione familiare, la solidarieta´. Gli incontro si apriranno
sabato 24 novembre alel ore 17.00, presso il Salone Giuseppe Verdi
della Casa d´Italia di Maracaibo, con un convegno delle 9
Associazioni abruzzesi in Venezuela. Aprira´ i lavori l´on.
Mariza Bafile. Alla manifestazione e´ prevista la partecipazione
di oltre 400 persone.
AGI
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20/10/2007
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Danieli a
Conferenza su America Latina: "Gli italiani di successo sono
una grande risorsa per la nostra economia. Il 16% dei connazionali
nel Continente vive, però, nell´indigenza. Impotante l´azione
delle Regioni ma coordinata"
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di Franco Danieli *Vi sono molte buone
ragioni alla base della decisione del Governo italiano di
investire strategicamente nel rapporto con i Paesi dell’America
meridionale e alcune di esse sono state già illustrate nei
precedenti interventi. Da parte mia, in qualità di Viceministro
degli Esteri con delega per gli Italiani nel mondo, ritengo di
poterne evidenziare una in particolare: la presenza, in questi
Paesi, di comunità consistenti di cittadini con passaporto
italiano e di oriundi italiani che hanno già presentato richiesta
per ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana
"iure sanguinis". Questa presenza, articolata nelle sue
varie forme, rappresenta quella che definirei, adottando il titolo
della sessione odierna, una “rete materiale” di primaria
importanza.Attualmente in America Latina risiedono 1.130.000
cittadini italiani, circa un terzo del totale di 3,7 milioni di
italiani residenti all’estero. Essi sono presenti soprattutto in
Argentina (535mila) e Brasile (260mila), dove peraltro le domande
per il riconoscimento della cittadinanza da parte degli oriundi
sono circa un milione (oltre 500mila in Brasile e quasi
altrettante in Argentina). La quantificazione delle comunità di
origine italiana in America meridionale è difficile, ma può
essere sicuramente valutata in alcune decine di milioni. Questa è
una delle ragioni, ma fosse anche solo l’unica, sarebbe
sufficiente per decidere di intensificare il rapporto con questi
Paesi. Vorrei darvi ancora qualche dato, rilevante a mio avviso
anche per orientare le nostre scelte in materia di progetti da
realizzare. E’ interessante ad esempio notare che in America
Centrale la distribuzione dei connazionali per età è abbastanza
equilibrata, con una presenza delle fasce 0-14 anni e 45-64 anni
rispettivamente del 23,3 % e del 24,4% e con gli anziani oltre i
65 anni pari a solo il 9,5% del totale. Per contro, in America
Meridionale la popolazione di cittadinanza italiana di età
compresa tra 0-14 anni rappresenta solo il 9,5% del totale, mentre
le altre fasce, quella da 25 a 64 anni e quella degli
ultra-sessantacinquenni, sono il 26,4% del totale. In Argentina e
in Venezuela le persone con più di 65 anni superano addirittura
il 30% del totale dei residenti. Questa composizione anagrafica
induce a interventi mirati ai giovani, essenzialmente di studio e
formazione professionale, in certe aree più che in altre e ad
azioni di sostegno alle fasce più deboli (gli anziani) in
Argentina e Venezuela. Per esempio, in America Latina lo Stato
italiano paga circa 400 milioni di pensioni l’anno a cittadini
italiani.Altro elemento importante è la capacità di integrazione
delle nostre comunità in quella parte del mondo: molti,
moltissimi di loro sono inseriti ai livelli più elevati della
scala sociale. La presenza di discendenti di nostri emigrati è
particolarmente evidente in ambito politico: tra i 358
parlamentari di origine italiana nel mondo ben 254 (oltre il 70%)
appartengono alle istituzioni latino-americane. Senza contare le
personalità di assoluto rilievo, membri di Governi centrali e
locali, sindaci di grandi città. Sono comunque comunità
variegate: ci sono cittadini italiani che ce l’hanno fatta, e
sono in tanti, e ci sono sacche di indigenza e di povertà.
Ricordo che un’indagine consolare di qualche anno fa accertò
che il 16% circa della popolazione italiana in America Latina
fosse in condizione di indigenza. Anche in ambito economico, la
presenza e il ruolo degli imprenditori italiani in quell’area è
certamente di primo piano: storie di grande impegno e di successo,
spesso testimonianza di legami sempre vivi tra il Paese
d’origine e quello di accoglienza. Le Camere di commercio
italiane in America Latina sono nate alla fine del 1800 e hanno
avuto grande espansione. Il ruolo di tali associazioni - 17 quelle
riconosciute - è tuttora molto rilevante.L’imprenditoria
italiana in Sudamerica rappresenta una quota di mercato
importante, un fattore assai rilevante per l’incremento
dell’interscambio commerciale. Essa vivifica e caratterizza la
cooperazione economica tra questi Paesi e l’Italia, ed è al
tempo stesso rete materiale e immateriale, rappresentando il
substrato ideale per il rilancio di progetti indirizzati ad
approfondire l’integrazione con l’America Latina. Voglio
ricordare che questi Paesi hanno subito, essenzialmente per le
scelte delle loro leadership nazionali passate ma anche per
responsabilità delle istituzioni finanziarie internazionali, che
hanno applicato in maniera acritica modelli ritenuti genericamente
e generalmente validi, gravissime crisi economiche. Oggi molti di
loro sono usciti o stanno uscendo da queste crisi, siamo quindi in
una fase di stabilizzazione della ripresa economica. Gli analisti
confermano una condizione di sviluppo anche per i prossimi anni,
un trend positivo, seppure non ai livelli attuali, con la
conseguenza che si stanno aprendo nuovi mercati per il sistema
Italia e per l’imprenditoria italiana.La presenza di cittadini
di origine italiana è un elemento di straordinaria importanza,
che può dar luogo a un “effetto moltiplicatore”: gli italiani
in America Latina sono infatti una opportunità, un ponte che ci
può aiutare a rafforzare rapporti, investimenti, cooperazione. La
domanda dei connazionali che vivono ed operano in quei Paesi al
governo italiano è una domanda che sempre più tiene conto di
quella che è l’evoluzione della comunità una domanda di
relazioni diverse con l’Italia. Rimane ancora, ovviamente, la
richiesta di assistenza per le fasce di indigenti, di
apprendimento gratuito della lingua italiana, ma è in costante
aumento la richiesta di relazioni culturali, di cooperazione e di
scambi universitari, di borse di studio, di cinema e di teatro.
Richieste dunque più evolute, in linea con il fenomeno naturale
dell’invecchiamento della comunità italiana e di giovani
generazioni che sempre più sono frutto dei Paesi in cui nascono e
in cui vivono, ma che, in ragione delle proprie origini, vogliono
mantenere un rapporto con l’Italia e chiedono relazioni di tipo
nuovo. Vorrei darvi elementi concreti, relativi ai progetti ai
quali stiamo lavorando, perché il nostro è un approccio
pragmatico.La prima iniziativa di cui voglio informarvi è la
prossima realizzazione, a Roma nel 2008, della prima Conferenza
dei Giovani italiani nel mondo, molti dei quali mi auguro
proverranno dall’America Latina e dall’area caraibica.
L’obiettivo deve essere quello di individuare modelli di
aggregazione utili a creare un rapporto più stretto con
l’Italia, adeguato al sentire delle giovani generazioni.
Guardando alla componente giovanile della collettività, occorre
ricordare lo sforzo del Ministero degli Esteri per offrire
l’insegnamento della lingua e della cultura italiana. I fondi
stanziati per tale finalità dalla legge 153/71 sono stati
destinati in misura considerevole all’America Latina, circa sei
milioni di euro nel 2007. Anche il numero dei corsi di lingua e
cultura e degli alunni che li frequentano (ai quali vanno aggiunti
gli alunni che frequentano i corsi degli Iic) sono in costante
crescita. Nel 2005-2006 abbiamo avuto 11.463 corsi e 215mila
studenti.I rapporti universitari rappresentano un altro ambito di
fondamentale rilievo. Ho incontrato i rappresentanti del Ministero
dell’Università, ma soprattutto il Rettore dell’Università
di Pisa e Presidente della Crui, la Conferenza dei rettori delle
università italiane. Stiamo lavorando insieme per realizzare
l’Università italo-latinoamericana, partendo dalla disponibilità
già acquisita delle Università di Bologna, Pisa, Genova e,
forse, di un’Università del sud Italia. Il progetto è quello
di creare un network tra un numero limitato di università
italiane e alcune Università di Paesi latinoamericani, altamente
qualificate, che dia vita a una nuova struttura universitaria, che
si chiamerà, appunto, Università italo-latinoamericana. Credo ce
ne sia bisogno. Esistono infatti circa 380 accordi di cooperazione
tra università italiane e università latinoamericane, ma di
questi ne funzionano realmente all´incirca una ventina. Occorre
dare una dimensione, una strutturazione unitaria e diversa
all’esigenza di maggiore cooperazione e lo vogliamo fare con un
accordo ad hoc tra Ministero degli Esteri e Ministero
dell’Università. L’obiettivo è non solo quello di formare in
Italia alcune decine di laureati in corsi post laurea o master, ma
anche di far studiare ogni anno in Italia, per l’intera durata
dei corsi di studi universitari, alcune migliaia di studenti,
latinoamericani e italiani o di origini italiane, formando così,
qui in Italia, una piccola parte della futura classe dirigente dei
Paesi latinoamericani. Credo che questa sia una risposta concreta
ed efficace alle nuove esigenze.Un altro esempio di rete
immateriale che desidero sottoporvi e che mi sta particolarmente a
cuore, sempre nell’ambito culturale, riguarda la creazione di
veri e propri Musei italiani all’estero. Ne ho parlato a lungo
con il ministro Francesco Rutelli. L’idea nasce dalla
constatazione, in occasione dei miei incontri con autorità
straniere, dell’enorme interesse suscitato dalla ipotesi di
istituzione di sedi decentrate di musei italiani all’estero. In
sostanza ho proposto di “internazionalizzare” alcuni dei musei
nazionali attraverso la creazione di strutture permanenti
all’estero, in cui esporre opere o collezioni di importanti
musei italiani. Ho già avuto riscontri positivi nei confronti di
tale idea, tradotti nella immediata disponibilità a trovare
idonei luoghi espositivi e a garantirne la gestione. Ancora: il
settore della cooperazione scientifica offre senz’altro spazio
per approfondimenti. Sono rimasto molto colpito dall’intesa tra
le Agenzie spaziali italiana e argentina (Asi e Conae), per la
creazione di una costellazione satellitare denominata Siasge,
Sistema italo-argentino satellitare per la gestione delle
emergenze. I dati, ottenuti attraverso una tecnologia di assoluta
avanguardia, verranno elaborati in entrambi i Paesi e utilizzati
per la prevenzione e la gestione delle catastrofi naturali nonché
in attività nei campi agricolo e dello sfruttamento sostenibile
delle risorse marine. La costellazione sarà costituita da quattro
satelliti argentini e due italiani, di cui il primo, interamente
progettato e costruito in Italia da Alenia Spazio, è stato
lanciato nel giugno scorso, proprio nel giorno in cui mi trovavo
in visita a Buenos Aires. Un evento importante, al quale – ne
sono certo – faranno seguito altre iniziative nel medesimo
settore. La cooperazione a livello scientifico significa anche
ricerca in settori di punta, quali le nuove tecnologie per lo
sfruttamento dei biocombustibili. L’Eni ha al riguardo un ruolo
importante, per esempio, in Brasile. Infine, un’annotazione di
metodo: occorre fare sistema, con l’America latina come con il
resto del mondo. Fare sistema significa sfruttare le sinergie tra
i diversi attori sulla scena internazionale: settore pubblico e
privato, amministrazioni centrali e locali. La presenza delle
Regioni all’estero è un dato di fatto, incontrovertibile: va
però coordinata efficacemente per ottenere risultati migliori. In
America Meridionale le Regioni sono una presenza importante, in
ragione dei profondi legami con le comunità di origine di molti
nostri connazionali. Vi è quindi un forte impegno, anche
finanziario, dei nostri enti locali in quest’area.
L’attenzione delle Regioni si concretizza prevalentemente in
iniziative in favore dei corregionali, ma si sta allargando sempre
più verso i settori della cooperazione culturale,
economico-commerciale e dello sviluppo, i cui destinatari sono
svincolati dall’area geografica di origine. Vi sono inoltre
consistenti iniziative di carattere interregionale. Si stanno
facendo in questi ultimi mesi sostanziali passi avanti in termini
di coordinamento, ritengo tuttavia che siano auspicabili ulteriori
progressi nel coordinamento tra le varie iniziative, al fine di
evitare duplicazioni o sovrapposizioni.Tra i risultati dell´azione
condotta nel corso dell’ultimo anno, voglio citare due specifici
strumenti che, mi auguro, contribuiranno ad accrescere l´efficacia
della collaborazione tra il Governo, le Regioni e gli altri enti
territoriali.Il primo e´ un memorandum sulle attività che le
nostre Rappresentanze possono svolgere per meglio affiancare le
Regioni nelle fasi di concepimento, realizzazione e seguiti delle
proprie iniziative, si tratta in pratica di un quadro d´orientamento
che serve a strutturare e rendere più efficace la
collaborazione.Il secondo strumento e´ un protocollo d´intesa
tra Governo e Regioni ai sensi della legge 131 del 2003 per
favorire il perseguimento di obiettivi comuni, nel quadro della ´leale
collaborazione´ che deve informare i rapporti tra lo Stato e le
Regioni. E´ ragionevole sperare che il nuovo testo, dopo un´ultima
verifica con il Ministero del Commercio internazionale, possa
essere iscritto entro breve per la discussione all´ordine del
giorno di una delle prossime sessioni della Conferenza
Stato-Regioni.Vi ringrazio per l’attenzione e nell’augurarvi
una proficua continuazione dei lavori tengo ad assicurarvi il mio
personale impegno per portare a compimento i progetti di cui vi ho
parlato e la mia disponibilità ad accogliere ogni nuova utile
proposta di collaborazione nel settore di mia competenza.*
Viceministro agli Esteri con delega per gli Italiani nel mondo
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