Le parole usi, costumi e tradizioni, tanto
ricorrenti nel nostro codice linguistico quando cerchiamo di
soddisfare la curiosità sull'"altro", custodiscono un segreto:
l'anima stessa di un popolo.
L'esperienza della festa, la
lettura di una novella popolare, la partecipazione ad un rito, ecc.,
esprimono, tra l'altro, la ricerca e la scoperta dell'identità di un
popolo. Non è possibile, infatti, parlare di una terra senza fare
riferimento al suo folklore: i significati di un canto, di una
credenza o di uno spettacolo, svelano il sentimento stesso di
appartenenza al gruppo, qualora siano conosciuti e
condivisi.
Forse ai non addetti ai lavori basta sapere che i
momenti vissuti nel contesto delle tradizioni popolari, al di là di
una spiegazione che parta dalla fede o dal senso empirico,
presuppongono uno stato in cui l'atto stesso non è ancora "usanza" e
quindi può essere vissuto come novità. Questa, se vogliamo, é
una condizione privilegiata perché stimola nell'osservatore quel
senso di estraneità al "diverso" che porta, in modo naturale, al
confronto tra le proprie e le altrui tradizioni.
La
comparazione, come metodo di indagine degli usi di un popolo,
costruisce, delimita, accelera la comprensione di una "stranezza"
accorciando le distanze tra le etnie; si apre così, davanti agli
occhi del curioso, un universo di segni da esplorare in tutta la sua
bellezza, la sua forza creativa e la sua meravigliosa
coerenza.
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