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Il
borgo del santo e dei serpari
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Piccolo
centro situato ai confini tra la Marsica e la Valle Peligna,
Cocullo deve la sua fama a tradizioni religiose e folkloristiche
ancora così vive e profonde da renderla argomento di eruditi
studi etnografici e meta turistica davvero peculiare. Sorge
nella valle del Rio Pezzana, affluente del fiume Sagittario, a
900 m. sul livello del mare.Gli studiosi sono ormai certi
nell'identificare la Koνκoνλoν citata
dallo storico e geografo greco Strabone (I sec.a.C.) con un
antico insediamento riconosciuto nei pressi dell'attuale Cocullo,
in località Triana e Casale. Oltre a notevoli testimonianze di
necropoli preromane, assimilabili tipologicamente a quelle
vicine di Anversa e, in generale, alle tombe peligne più
antiche, furono più volte accertate in passato presenze di
strutture di età romana quali mosaici, muri e sporadici reperti
riconducibili al periodo imperiale romano. Da non dimenticare il
rinvenimento di numerosi bronzetti raffiguranti Ercole, indizio della
presenza di un luogo sacro nelle vicinanze dedicato al dio degli
armenti. Nel medioevo le esigenze difensive costrinsero la
popolazione a costruire più in alto e a fortificare il paese,
compreso nella Diocesi di Valva ma dipendente politicamente
dalla Contea dei Marsi, potente dinastia feudale con sede nella
vicina Celano. Numerose le famiglie di feudatari che si
avvicendarono sul territorio: dai Piccolomini ai Peretti, dai
Savelli ai Barberini, ai Colonna. Il nome di Cocullo è
strettamente legato nella cultura popolare ai riti in onore di
San Dornenico, monaco benedettino nato a Foligno e giunto alle
soglie del Mille in Abruzzo, dove fondò chiese e compì
numerosi miracoli, venerato come protettore dalle tempeste,
dalla febbre, dalla rabbia e dai morsi degli animali selvaggi e
velenosi. Fin dai primi giorni primaverili alcuni cocullesi si
recano nel campi per catturare
i serpenti che saranno gli “accompagnatori" del Santo
durante la processione di maggio. Si perpetua dunque la figura
del serparo, descritta da G. d'Annunzio: E' frate del vento.
Poco parla. Ha branca di nibbio, vista lunga. Pìccol segno gli
basta. Già nel tardo medioevo d'altronde è nota la figura del
"ciarallo", una sorta di incantatore di serpenti
capace anche di immunizzare dal loro morso e in epoca romana il
termine marsus indicava un mago che sapeva trattare anche con
questi rettili. A Cocullo però i serpenti sono assai più
rispettati che altrove, specialmente da quando non è più in
uso ucciderli alla fine del rituale ma liberarli nel luoghi ove
sono stati raccolti. Quando, il primo giovedì di maggio di ogni
anno, si festeggia il Santo patrono, con l'arrivo di
“compagnie" di pellegrini e tanti, tanti devoti e
turisti, uno dei momenti più intensi è proprio quello in cui
la statua di San
Domenico
viene adornata con i serpenti
raccolti pochi mesi prima nelle campagne, i quali per tutta la
processione si aggrovigliano intorno all'immagine sacra,
preceduta da due fanciulle che portano pani benedetti (i
ciambellati). I fedeli compiono una serie di rituali, ìmmutati
certamente da centinaia d'anni: si attendono le compagnie, che
con loro canti rendono ancor più suggestivo il momento
religioso; poi viene raccolta la terra nella piccola grotta
della cappella del Santo, per poterla spargere sul campi; si
tira la campanella vicino
alla cappella per preservarsi dal mal di denti; si fanno riti
propiziatori di benedizione alle persone e agli animali; infine
si segue il Santo, adornato da quelle serpi così familiari e ci
si prepara ad un nuovo anno di devozione, certi della Sua
benevola protezione.
Letizia
Brunetti
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Da
vedere
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Nella
parte più elevata del paese, nel cuore del centro storico,
sorge il Rione San Nicola, che racchiude in se una delle zone
urbane più conservate e significative. Svetta sulle antiche
murature la Torre medievale (sec. XII), costruita in blocchi
di pietra squadrati, a base quadrata, riutilizzata e
riadattata a campanile della attigua Chiesa di San Nicola,
citata nel documenti già nel XIV secolo e gravemente
danneggiata dal terremoto del 1915 e mal restaurata. La
facciata mostra vari interventi effettuati durante ì secoli
di utilizzo dell'edificio sacro, attualmente sconsacrato e
ridotto a scarsi resti architettonici. Nell'architettura
civile cocullese, assai conservata nei suoi caratteri
originari, spiccano le porte della cinta urbica medievale, che
comprende, oltre al rione San Nicola, tutto l'antico nucleo
fortificato, ancor oggi arricchito lungo le sue stradine da
passaggi voltati, portali raffinati, bifore quattrocentesche,
botteghe medievali e case signorili dei secoli passati (Casa
Marano, Casa Squarcia). Porta Ruggeri, ad arco acuto, la più
vicina alla Torre, prende il nome da una famiglia di feudatari
di Celano; conserva ancora uno dei cardini interni; Porta
Renovata, restaurata recentemente, si affaccia sulla valle a sud;
Porta di Manno, è costruita in conci di pietra direttamente
sulla roccia viva dello sperone. Curiosità: sopra il rosone
della facciata di San Nicola è visibile un piccolo stemma
inciso su una pietra, ricordato in paese come lo stemma del
duca Sarchia, leggendario feudatario locale ucciso con
l'inganno per porre fine allo sgradito jus primae noctis da
lui largamente esercitato sulle fanciulle appena meritate.
Situata sulla piazza omonima, la Chiesa della Madonna delle
Grazie risale nel suo impianto originario al XIII secolo, più
volte modificata in seguito fino alle forme attuali. La
facciata è arricchita da un rosone da un architrave scolpito
raffigurante l'Agnus Dei e da due statue del XVI secolo,
collocate in edicole che incorniciano il
portale; quest'ultimo, semplice e lineare, è
rettangolare, coronato da una lunetta ogivale, originariamente
affrescata. Sul lato destro della chiesa si apre un altro
portale rettangolare datato al 1552. L’interno, a navata
unica e fortemente modificato nel XVIII secolo, conserva
ancora affreschi della fase cinquecentesca raffiguranti la
"Crocifissione", la "Deposizione" e un
trittico con Sant'Antonio, Maria Maddalena e Sant'Amico. Dalla
parte opposta del paese sorge la Chiesa di San Domenico: il
santuario attuale, ricostruito quasi completamente nel corso
del XX secolo, è meta di migliaia di persone il primo giovedì
di maggio di ogni anno, sorge sul luogo di una chiesa più
antica, dedicata a San Domenico e ricordata già dal XVII
secolo. Qui rivivono i riti in onore del Santo e parte, la
processione con la statua e i serpenti; all'interno la
Cappella di San Domenico accoglie l’effige del Santo e i
fedeli vi raccolgono dietro una piccola grotta, la terra
benedetta, utilizzata a scopi rituali; quindi compiono il rito
della campanella, tirandola con i denti, per preservarsene dai
dolori. Lungo via della Fonte, appena fuori del paese, la
Fontana Medievale conserva tre arcate acute e parte dei
parapetti. E' costruita in pietra e, nonostante lo spoglio di
materiale e i danni causati dal tempo, resta uno dei monumenti
del paese che ha maggiormente mantenuto le sue forme
originarie. Sul lato destro è visibile uno stemma scolpito su
un blocco. Risalendo via del Canale, ai piedi del monte Curro,
s’incontra un lungo fontanile, Fonte Canale, semplice
abbeveratoio arricchito da una pietra scolpita con una
decorazione vegetale. Casale, piccolo agglomerato agricolo
frazione del soprastante paese di Cocullo, sorge nelle
immediate vicinanze dell'antica città di Koνκoνλoν,
citata negli antichi scrittori ed identificabile, grazie ai
ritrovamenti archeologici sporadici, nella località di Triana.
Nei pressi di Casale, lungo la strada per Anversa, sono state
rinvenute tombe del periodo preromano. Qui sorge anche la
piccola e graziosa Chiesetta di Santa Maria in Campo.
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Appuntamenti
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1° Maggio, festa di San Domenico (Il rito dei serpari)
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Speciale -
Feste e Riti di Maggio - Fede e tradizioni - Il Rito dei serpari
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